stefano cammelli
 
 
Stefano Cammelli - Storie di uomini e di fiumi Storie di uomini e di fiumi
Lungo le rive del Fiume Azzurro, cercando la Cina di ieri e di oggi
Bologna, IL MULINO 2016
Con prefazione di Romano Prodi

Oltre la Cina filosofica. Oltre la Cina "ormai è solo una corsa ad arricchirsi".

Dopo anni di studio della documentazione del PCC e del linguaggio dei leader politici cinesi, Stefano Cammelli svela al lettore molte importanti continuità nella tradizione politica e culturale cinese. Nonostante le ruspe, i successi, il denaro e l'inquinamento, l'arte di amministrare il potere e dialogare con la popolazione è ancora una grande scienza letteraria, maneggiata con sapienza e nel rispetto di una tradizione millenaria.

Conoscitore attento della Cina contemporanea e del dibattito politico interno al partito, Cammelli ribalta la convinzione diffusa di una modernità senza passato. Le quotazioni delle società cambiano in borsa anche ogni giorno, non le aspirazioni degli uomini, immobili come montagne.

È a questo mondo di ideali e di storia che il partito e il governo cinese si rivolgono, dimostrando una padronanza di linguaggio e una conoscenza della tradizione che spiega perché, nelle epoche trascorse, il governo cinese fosse presentato come composto da 'letterati'.

In epoca di letture economicistiche della Cina, Cammelli mette in luce i molti filoni letterari di una tradizione millenaria: il segreto della forza della Cina, della sua coesione interna, della sua capacità di farsi ammirare nel mondo.

Ne esce un quadro contradditorio, per certi versi affascinante. Superata la sterile contrapposizione tra ‘diritti umani’ da una parte e ‘stato totalitario’ dall’altra il lettore viene accompagnato all’interno di molte, spesso sconosciute, vicende della vita politica cinese. Fino a scoprire che nel paese c’è molto inquinamento, ma anche molta attenzione alla natura. Non c’è democrazia per come la si intende in Occidente, ma il dibattito è vivacissimo. Non c’è la partecipazione che si giudica indispensabile, ma c’è comunque molta e importante mobilitazione anche dal basso.

Ricostruendo il ruolo del Partito Comunista e del Governo, il dibattito tra amministrazione centrale e governo locale, trasparenza di procedure e lotta alla corruzione, ricerca dei capitali necessari allo sviluppo e rispetto dei diritti locali e delle tradizioni, STORIE DI UOMINI E DI FIUMI di Stefano Cammelli è contributo molto originale.
Stefano Cammelli - Quando l'oriente si tinse di rosso Quando l'oriente si tinse di rosso
Saggi sulla rivoluzione cinese

Polonews Paper, Bologna, 2013, pp.424

Consultando le ricchissime fonti missionarie italiane e di lingua tedesca (prima volta in Italia e probabilmente nel mondo) e attraverso un’ampia ricerca sugli studi compiuti in Cina dagli storici del partito, Quando l'Oriente si tinse di rosso - Saggi sulla rivoluzione cinese conduce a una rilettura dei momenti chiave della rivoluzione cinese, cogliendone costanti importanti, e più significativi cambiamenti.

Emerge il conflittuale e straordinario percorso compiuto dal Partito Comunista Cinese dalle prime basi rivoluzionarie fino alla conquista del paese e alla proclamazione della Repubblica Popolare.

È un ritratto epico e inquietante al tempo stesso di una forza politica dalla vicenda unica, un partito che non soltanto ha ridisegnato la nazione Cina al suo interno ma che oggi esercita, sulla scena internazionale, un ruolo di primo piano.

Stefano Cammelli ha pubblicato, in questa stessa collana Secondo i cinesi (2009). Dello stesso autore Storia di Pechino e di come divenne capitale della Cina (Il Mulino, 2004) e Ombre cinesi (Einaudi, 2006). Il testo giunge alle stampe con la collaborazione dell’Associazione Ticino – Cina di Lugano (CH).
Stefano Cammelli - Un anno in Cina Un anno in Cina
Polonews Paper, Bologna, 2012, pp.293

Il dibattito in seno al Partito Comunista Cinese alla vigilia del XVIII congresso del PCC che ha posto fine alla direzione politica della coppia Hu Jintao e Wen Jiabao.

Attraverso i documenti ufficiali, gli atti di partito,le cronache dei giornali un'analisi complessa e affascinante di come il potere cinese si sta muovendo e dialogando con la popolazione.

Uno strumento indispensabile per chi desidera conoscere la Cina. Una fonte di primaria importanza per conoscere la natura dell'esperienza politica di Wen Jiabao.
Stefano Cammelli - Ombre cinesi Ombre cinesi
Indagine su una civiltà che volle farsi nazione
Torino, Struzzi Einaudi, Settembre 2006


La storia della Cina e l'Europa: una lunga serie di fraintendimenti iniziati dal nome stesso - Le fantasie di un mito: dal risveglio annunciato da Napoleone alla Grande Muraglia che si vedrebbe dalla Luna - Con festosa sicurezza l'Occidente è passato dalla Cina "sicuramente cristiana" degli anni '30, al mito di Mao degli anni '50; dalla "pacifica rivoluzione culturale" degli anni '60 alla attuale dominante convinzione di una Cina "finita, solo economica e tecnocrate". Errore dietro errore, con irresponsabile leggerezza, l'occidente va incontro alla Cina senza curarsi di osservare e leggere ma accontentandosi di quello che desidera vedere. "Leggere? e perché mai? In Cina - come ben si sa - non c'è libertà di stampa! A che pro leggere?"

Se gli occidentali non vogliono vedere è anche perché lei, la Cina, non vuole farsi capire. Le va benissimo non essere compresa. L'abbandono dell'universalismo imperiale - La difficile affermazione di una identità nazionale - Il tentativo di mutare un modello per tutti in una nazione per pochi - Il risveglio alla nazione come problema educativo - Il partito come via di illuminazione e salvezza già in Sun Yatsen - Il problema tibetano e quello mongolo -Tra nazionalismo impossibile e universalismo dimenticato.

Un domani siederemo a uno stesso tavolo per discutere di ONU, World Bank, FMI, diritti umani e molto altro ancora. Se l'Occidente arriverà a quel giorno con la convinzione che in Cina ormai tutto sia finito e domini, incontrastata, la corsa al denaro avrà costruito una solida base: perfetta per rovinarsi con le sue stesse mani.
Stefano Cammelli - Il minareto di Gesù Il minareto di Gesù
Dodici storie del vicino oriente
Il Mulino, Bologna 2005


Il ritorno alla storia orale coltivata negli anni settanta - Il desiderio di mettersi al servizio di un mondo che tutti interpretano ma pochi ascoltano. Settimane passate in Siria a registrare storie di vita di gente normale, di tutti i giorni.

Per cercare di capire come sia possibile convivere appartenendo a popoli così diversi (arabi, bedù, armeni, curdi, turchi, drusi, ecc.) a religioni così diverse (infinite varianti di islamismo, cristianesimo e di culti curdo-iranici) a lingue così diverse (arabo, turco, aramaico, dialetti bedù, ecc.). Sapendo che questa convivenza di cui la Siria dà testimonianza così importante è un evento nuovo per città che i viaggiatori europei definivano, fino a cento anni fa, le "più fanatiche del mondo".

Secondo un'antica leggenda, molto popolare a Damasco, la fine dei tempi segnerà anche la riconciliazione tra cristiani, ebrei e musulmani. Quel giorno, annunciato da eventi prodigiosi, Gesù scenderà sulla terra e comparirà sul minareto bianco della grande moschea degli Omayyadi, che per questo è chiamato "il minareto di Gesù".

Metafora della fine di un lungo conflitto, la leggenda fa da sfondo a dodici storie di vita, raccolte in Siria e poi rielaborate in questo volume da Stefano Cammelli. Un cantastorie, un tessitore di broccati curdo, uno sceicco sciita, un profugo palestinese, una ragazza armena, un mercante del suk, un maestro bedù, il figlio di un celebre cantante, un vescovo caldeo, un ufficiale druso, un camionista, uno sceicco sunnita: le storie toccano vari registri che spaziano dalla poesia amara del deserto all'avventura boccaccesca, dal ricordo tragico del massacro degli armeni all'epopea della rivolta araba contro i turchi. Ne emerge un affresco della società siriana che rivela un mondo ancora sospeso tra passato e presente, dove i confini del ricordo sono dilatati come quelli dell'impero ottomano: un singolare miscuglio di etnie e professioni religiose, tormentato dai conflitti eppur capace di inimmaginabili ricomposizioni.
Stefano Cammelli - Storia di Pechino Storia di Pechino
Dodici storie del vicino oriente
Il Mulino, Bologna 2004


Pechino come metafora e specchio della storia cinese - A partire dal X sec. a.C. Pechino dinastia per dinastia fino alla proclamazione della Repubblica

Meta ideale di fantasie occidentali e di grandeur orientale l'immagine Pechino si è retta per anni su un assurdo di incomprensibile spessore: se è una delle più antiche città del mondo perché dire che è stata fondata nel XV secolo?

Muove da questa domanda la ricostruzione di una vicenda affascinante in cui gioca un ruolo determinante l'uso delle fonti in lingua italiana (Marco Polo, Matteo Ricci e altri) che la storiografia inglese discredita fino a metterne in dubbio la veridicità e che quella cinese ignora tout-court. Dietro tanti gravi errori storiografici si nasconde un dramma culturale vero unito a un intento culturalmente molto ambiguo.

Il dramma è quello cinese costretto a celebrare come emblema della propria grandezza imperiale la città che fu nemica e capitale di imperi nemici della Cina per molti secoli. La città che tentò di conquistare una supremazia settentrionale in area mongolo-mancese a discapito della Cina.

L'ambiguità è quella delle università anglosassoni mosse dall'evidente intento di azzerare la credibilità delle fonti sulla Cina non in lingua inglese. Negare l'esistenza fisica di Marco Polo e ignorare Matteo Ricci (tra l'altro) è la premessa necessaria per consegnare a Inghilterra e Stati Uniti la leadership negli studi di sinologia che è appartenuta alla Chiesa cattolica fino al XVIII secolo e alla Francia - e in parte all'Italia - fino al XX.

Sebbene sia testo di storia cinese la STORIA DI PECHINO scioglie inoltre in modo definitivo antichi problemi poliani e medievistici. E' infatti in grado di dimostrare che:
a) la prima stesura del manoscritto avvenne certamente in italiano
b) la versione citata da Ramusio nel XVI secolo è la più antica esistente
c) l'impero mongolo in Cina era retto da due capitali (Shangdu e Dadu): dalla prima si amministrava l'Asia Interna, dalla seconda la Cina
d) La stessa capitale del Kubilai Khan era in realtà composta da due città vicine ma non coincidenti: nella città imperiale i mongoli e i loro alleati, nella città cinese tutti gli altri. Quello che per anni si era creduto un'impero universale con al centro il Gran Khan era in realtà una durissima dittatura etnica dei mongoli sulla Cina e sui cinesi

Ampiamente comprensibile che nessuno in Cina desideri ora ricordare gli anni di così profonda umiliazione e che le mura - che tutto questo rappresentavano - siano state immediatamente distrutte.

STORIA DI PECHINO e di come divenne capitale della Cina è così un testo basilare per la sinologia e la storia contemporanea cinese e per una rivalutazione completa e scientificamente dimostrata della validità del testo poliano.

Oltre che della consultazione delle fonti originali in lingua cinese il testo ha potuto sfruttare la apertura di importanti scavi nell'ambito di Pechino-olimpica che hanno confermato in modo inconfutabile, per quanto non ne fosse necessario, quanto dimostrato per strade letterarie.

Nelle parole di un importante archeologa americana "...il suo libro costringe a ridisegnare tutte le mappe oggi esistenti della città e riscrivere, in gran parte, le vicende dell'occupazione mongola della Cina...".